Il grooming
(“La Voce” di Rovigo 01.10.2011)
di Patrizia Trapella* e Luca Massaro**
Il termine grooming di origine inglese identifica il comportamento osservato in diversi primati, tra cui gli scimpanzé, secondo cui un animale provvede a ripulire un suo simile dai parassiti. Siamo dunque nell’etologia – la scienza del comportamento animale.
Il termine è stato però mutuato e utilizzato per definire un comportamento umano e indicare alcune pratiche di adescamento usate dai pedofili, prevalentemente nell’ambito di internet. Più precisamente, il grooming è una tecnica attraverso la quale l’adulto, potenziale abusante, cura la potenziale vittima, inducendola poco a poco a superare le resistenze (e le diffidenze) mediante il ricorso di tutta una serie di pratiche di manipolazione psicologica. Una volta conquistata la fiducia della vittima virtuale e stabilita una certa confidenza con la stessa, l'adulto, possibile abusante, crea un possibile incontro off-line – cioè al di fuori di internet o del mero contatto telefonico.
La tecnica in questione viene usata anche per far tacere le vittime dopo l’abuso.
Gli strumenti a disposizione dell’abusante sono molteplici: dalle chat ai social networking; dai forum ai giochi online. O, ancora, attraverso i cellulari e l'invio di SMS e/o MMS.
Nel dettaglio ecco come si sviluppa l’attività di “grooming”. Essa può durare giorni, settimane o addirittura mesi. L'adulto adescatore, attraverso la messa in atto della propria tecnica, più o meno raffinata, si adopera in ogni modo per diventare il confidente del bambino con lo scopo di ottenere un numero di telefono o invitandolo in chat video. Il tutto confidando sull’anonimato che Internet e il cellulare gli garantiscono. Il metodo impiegato é quello tipico delle lusinghe e dei raggiri, approfittando della giovane età della vittima prescelta e, conseguentemente, della sua innocenza, ingenuità e poca esperienza della vita.
Gli abusanti sono soggetti determinati. Predatori e non istintivi, lucidi e decisi nell'avvicinare bambini e adolescenti, in grado di non uscire allo scoperto sino a quando non saranno riusciti nel loro criminale intento che è quello di coinvolgere la vittima in attività a sfondo sessuale, scegliendo un luogo in cui incontrarsi che risulti attraente ed attrattivo per la futura preda.
E’ un fenomeno molto preoccupante e non certo raro. All’estero. Si pensi che nel giugno scorso in Inghilterra è stato scoperto che più di due mila minorenni erano stati adescati attraverso il grooming in cui erano coinvolte 230 gangs – il dato è stato reso noto dalla Child Exploitation and Online Protection Centre (Ceop). Ciò richiama anche altri problemi dalla difficile gestione politica e sociale – quello delle bande giovanili e quello del crimine organizzato finalizzato alla prostituzione – ma fermiamoci al grooming.
In Italia, siamo in attesa della Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l'abuso sessuale, decisa a Lanzarote il 25 ottobre 2007, nonché di norme di adeguamento dell'ordinamento interno. La Convenzione di Lanzarote consentirà di introdurre il reato di “grooming” ossia l’adescamento in rete quale nuova fattispecie di reato.
Va da sé che la prevenzione dei comportamenti a rischio dei minori costituisce oggi una priorità e almeno per ora l’unica modalità di controllo del grooming.
A nostro parere, allora, é quanto mai necessario richiamare l’attenzione dei genitori e degli insegnanti al fine di stimolarne forme condivise di vigilanza giovanile, migliorarne la conoscenza delle nuove tecnologie e promuoverne la consapevolezza del ruolo rilevante da quest’ultime svolto in ambito giovanile.
Le nuove tecnologie ormai accompagnano lo sviluppo psico-fisico e sociale dei ragazzi e rappresentano indubbiamente un mezzo di comunicazione facilmente accessibile; ma il cattivo uso delle stesse è altrettanto facilmente accessibile. E noi tendiamo a dimenticarlo. Spesso. Su questo si basa la tecnica dell’adulto abusante.
*avvocato penalista ** medico legale – master in criminologia e psichiatria forense
Entrambi membri della Harvard Associates in Police Science, Inc. Baltimore